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Testo d’approfondimento
L’annessione all’Italia non pone termine ai contrasti nazionali nella Venezia Giulia. Il movimento fascista, che qui si autodefinisce «di confine», esprime una forte aggressività antislava. La sua prima uscita pubblica consiste nell’incendio del Narodni dom (casa della nazione) di Trieste, sede di varie organizzazioni slovene e croate e simbolo dello slavismo urbano. Il fascismo può contare sulla simpatia, se non a volte sull’aperta connivenza, di autorità civili e militari, che guardano alla presenza slovena e croata come a un possibile pericolo, o perlomeno un corpo estraneo alla società ed allo Stato italiano.
Dopo la presa del potere il fascismo avvia una politica di «bonifica etnica» delle minoranze slave, cioè di distruzione della loro identità nazionale. Il progetto prevede la dispersione della classe dirigente e l’assimilazione forzata delle masse. Tutte le organizzazioni slovene e croate vengono sciolte, i loro dirigenti perseguitati, perseguitato pure il clero slavo e costretti ad andarsene i vescovi che lo difendono, slavi o italiani che siano. Fra questi ultimi spicca la figura del goriziano mons. Luigi Fogar. La stampa in lingua slovena e croata è vietata, vengono proibiti l’insegnamento e l’uso pubblico delle lingue slave, mentre anche il loro uso privato diviene rischioso. Promuovere cori religiosi in sloveno può condurre alla morte. Vengono sistematicamente italianizzati toponimi e cognomi. Viene favorita l’emigrazione slava in Jugoslavia e in America.
Fra le due guerre mondiali tutti gli Stati sorti dalla dissoluzione degli imperi asburgico, ottomano e zarista in vario grado opprimono le minoranze rimaste «dalla parte sbagliata della frontiera». In questo quadro, la politica di snazionalizzazione fascista si distingue per radicalità di propositi e durezza di comportamenti, anche se i suoi risultati sono inferiori alle aspettative del regime. Fra la popolazione slava oppressa si diffonde l’equazione italiano = fascista. Parallelamente, le vessazioni delle autorità jugoslave riducono ai minimi termini la minoranza italiana rimasta in Dalmazia.
Documenti relativi all’incendio del Narodni dom di Trieste
Originali conservati presso l’Archivio di Stato di Trieste