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1. Da Venezia all’Austria

Fino al Trattato di Campoformido del 1797 le terre dell’Adriatico Orientale si trovavano sotto la sovranità in parte di Venezia (Istria e Dalmazia), in parte dell’Impero austriaco (Trieste e Istria interna). Dopo la caduta della Repubblica di Venezia e gli sconquassi dell’epoca napoleonica, tutta la regione passa sotto il dominio asburgico.
Le principali lingue parlate sono

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2. La questione nazionale

Nel corso dell’800 i gruppi linguistici si trasformano in nazioni. In Istria le élites italiane accolgono rapidamente gli ideali del Risorgimento. In Dalmazia le élites urbane, di lingua e cultura italiane, si battono per l’autonomia nell’ambito dell’Impero asburgico, considerandola baluardo sufficiente per la loro identità. A Trieste la classe dirigente cosmopolita rimane fedele all’Austria ottenendo

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3. I timori degli italiani

Fino agli anni ’60 dell’800 gli italiani detengono il monopolio del potere a Trieste, in Istria e in Dalmazia, ma negli ultimi decenni della dominazione asburgica la situazione cambia. Le élites slovene e croate danno vita ad un imponente tessuto organizzativo di massa, si battono per la parità dei diritti ed elaborano il concetto di

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4. L’irredentismo italiano

Di fronte a quello che viene considerato ormai il “pericolo slavo”, la risposta degli italiani è l'“irredentismo”. Il termine è tipico della sacralizzazione della politica compiuta dalle “religioni della patria” tardo-ottocentesche. Irredente, cioè bisognose di redenzione, sono considerate le terre abitate da italiani ma situate fuori dai confini della Madrepatria: la Venezia Tridentina e la

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5. Il socialismo adriatico

Verso la fine dell’Ottocento si afferma nel Litorale ed a Fiume il movimento socialista. Trieste, come città economicamente più sviluppata e popolosa dell’area Austro-(Ungarica) adriatica, è la principale base sia della socialdemocrazia di lingua italiana che dell’organizzazione socialdemocratica slavomeridionale, entrambe in seno al partito socialdemocratico austriaco.
All’inizio tramite la stampa, poi con le celebrazioni del

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6. Fiume “corpo separato”

Il 29 luglio 1530 Ferdinando I d’Asburgo sancisce con una lettera patente sovrana gli Statuti di Fiume, cui i Fiumani si richiameranno successivamente come al fondamento dell’autonomia della città, che si afferma con il trascorrere del tempo. Ottenuto nel 1659 dall’imperatore Leopoldo il diritto a uno stemma e a un vessillo, il passaggio decisivo ha

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7. La Grande Guerra

Per l’Italia il fronte principale della prima guerra mondiale è quello “giulio” che corre lungo l’Isonzo e sul Carso. In 16 successive battaglie combattute dal 1915 al 1917 la linea dei combattimenti si sposta solo di pochi chilometri, ma le perdite italiane, tra morti feriti e dispersi, ammontano a circa 800.000 uomini.
E’ durante la

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8. Nell’esercito imperial-regio

Come i sudditi di ogni angolo dell’Impero, anche i coscritti e i richiamati del Litorale, per amore o per forza, risposero alla chiamata alle armi e andarono incontro al loro destino indossando l’uniforme dell’imperial regio esercito nei vari fronti di combattimento, dalla Galizia al fronte serbo; molti furono chiamati a prestare servizio nell’imperial regia marina.

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9. Il primo dopoguerra

Il 24 maggio del 1915 l’Italia è entrata in guerra contro l’Austria in base al patto di Londra, che prometteva all’Italia l’annessione della Venezia Tridentina, della Venezia Giulia e di parte della Dalmazia. Dopo la vittoria l’Italia chiede l’annessione anche di Fiume, città a maggioranza italiana. Ne segue una lunga e complicata vertenza internazionale, durante

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10. Lo Stato libero di Fiume

Col Trattato di Rapallo (12 novembre 1920), Fiume viene costituita in Stato libero e indipendente. Il 5 gennaio 1921 si costituisce il nuovo governo cui spetta convocare l’Assemblea costituente che darà alla Città-Stato la sua legge fondamentale. Le elezioni del 24 aprile, svoltesi in un clima di gravi tensioni e illegalità, segnano la netta vittoria

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11. Il fascismo di confine

Nella Venezia Giulia il movimento fascista, che si autodefinisce «di confine», è violentemente antislavo e si presenta sulla scena pubblica incendiando il Narodni dom (casa della nazione) di Trieste, simbolo dello slavismo urbano.
Dopo la presa del potere il fascismo avvia una politica di «bonifica etnica» delle minoranze slave. Tutte le organizzazioni slovene e

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12. L’irredentismo sloveno e croato

La politica fascista non ottiene del tutto il suo scopo. La classe dirigente slovena e croata viene dispersa, i ceti urbani si italianizzano, ma nelle campagne le masse slave mantengono la loro identità. Fra popolazione slava e istituzioni dello Stato italiano si apre un abisso, mentre prende corpo l’irredentismo sloveno e croato. Al suo interno

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13. La seconda guerra mondiale

Durante la seconda guerra mondiale, nell’aprile 1941 Germania, Italia e Ungheria invadono la Jugoslavia e la smembrano. L’Italia annette la provincia di Lubiana e la Dalmazia e occupa militarmente il Montenegro e parte della Croazia. Contro gli occupatori ha presto inizio la ribellione partigiana, che si fonde con una guerra civile fra domobranci (domobranzi) sloveni,

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14. L’autunno 1943

Dopo l’armistizio dell’8 settembre, per circa un mese le parti interne della Venezia Giulia vengono occupate dai partigiani jugoslavi che proclamano l’annessione della regione alla Jugoslavia e avviano l’epurazione dei “nemici del popolo”. Vengono colpiti gerarchi fascisti e loro familiari, rappresentanti dello Stato a tutti i livelli (podestà, segretari comunali, maestri, bidelli, postini), possidenti terrieri

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15. L’occupazione tedesca

Nell’ottobre 1943 i tedeschi danno vita alla Zona di operazioni Litorale Adriatico, comprendente tutti i territori a cavallo delle Alpi orientali. Si tratta di una soluzione provvisoria che prefigura il distacco del Friuli e della Venezia Giulia dall’Italia.
I nazisti cercano di guadagnare consenso giocando l’uno contro l’altro i diversi gruppi nazionali. Contemporaneamente, modificano il

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16. La Resistenza

Nella Venezia Giulia opera fin dal 1942 il movimento di liberazione jugoslavo e dall’autunno del 1943 quello italiano. CLN si creano a Gorizia e Trieste, ma non a Pola: in Istria gli antifascisti italiani non riescono a dar vita ad una resistenza autonoma.
Nella lotta contro nazisti e fascisti i due movimenti collaborano, ma fra loro

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17. Le insurrezioni

Nella primavera del 1945 falliscono gli ultimi tentativi di accordo fra CLN e organizzazioni comuniste italo-slovene per una gestione comune di Trieste dopo la cacciata dei tedeschi. Di conseguenza sia il CLN che Unità Operaia (italo-slovena) il 30 aprile lanciano due insurrezioni parallele e concorrenziali contro i tedeschi.
In molti casi, gli antifascisti delle due

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18. La corsa per Trieste

Nella primavera del 1945 l’esercito jugoslavo sferra l’offensiva finale contro i tedeschi. L’obiettivo dell’operazione è quello di raggiungere il fiume Isonzo prima degli anglo-americani ed occupare i territori rivendicati come premessa per la loro annessione. Gli alleati invece non hanno come priorità la Venezia Giulia; però, quando il fronte tedesco in Italia cede, decidono di

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19. I 40 giorni

Per circa 40 giorni la Venezia Giulia è sottoposta ad un’amministrazione jugoslava. I “poteri popolari” tentano di mobilitare la popolazione in favore dell’annessione alla Jugoslavia. Possono contare sul sostegno della componente slovena e croata ed anche della classe operaia di lingua italiana, particolarmente attiva a Trieste, Monfalcone, Fiume e Pola. Le innumerevoli manifestazioni di piazza

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20. Uccisioni e deportazioni

Una parte degli arrestati viene uccisa subito e i corpi gettati nelle foibe. La maggioranza viene inviata nei campi di prigionia. Nei campi vengono inviati anche i soldati della RSI caduti prigionieri alla fine della guerra. Qui durante l’estate la mortalità è altissima, soprattutto per fame e malattie. Particolarmente famigerati sono il campo di Borovnica

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21. Il trattato di pace

Il 10 febbraio 1947 viene firmato il trattato di pace per l’Italia che entrerà in vigore il 15 settembre. L’Italia deve rinunciare a tutta la Venezia Giulia, ad eccezione della parte meridionale della provincia di Gorizia. La maggior parte della regione passa alla Jugoslavia. Rimane indefinita la sorte di una piccola striscia costiera comprendente la

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22. Il Territorio libero di Trieste

Dal momento che il Territorio libero di Trieste non viene mai costituito, zona A e zona B vengono rette provvisoriamente da amministrazioni militari alleate o jugoslave. In zona A il GMA avvia la ricostruzione e sostiene inizialmente i gruppi pro Italia, in funzione anticomunista. Dopo l’uscita della Jugoslavia dal blocco sovietico invece, gli anglo-americani prendono

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23. L’abbandono di Pola

Le decisioni della Conferenza della pace, rese note nell’estate del 1946 gettano nel panico la popolazione di Pola. Nella primavera del 1945 la città istriana è stata amministrata dagli jugoslavi per 40 giorni, mentre dopo l’accordo di Belgrado è stata affidata ad un governo militare alleato. Per più di un anno la vita della città

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24. Gli italiani in Istria

In Istria le autorità jugoslave applicano inizialmente la politica della “fratellanza italo-slava”. Si ritiene cioè che all’interno della popolazione italiana esista una minoranza, composta principalmente dalla classe operaia, disposta ad aderire al regime comunista ed alla quale perciò possono venir concessi alcuni diritti nazionali. Per gli altri, considerati “residui del fascismo” e “imperialisti”, poiché desiderano

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25. L’esodo

Con ritmi diversi e per diverse vie, le comunità italiane a Fiume e in Istria arrivano tutte alla medesima conclusione: è impossibile mantenere l’identità italiana rimanendo in Jugoslavia. La soluzione è l’esodo.
Il trattato di pace prevede la possibilità per gli italiani residenti nei territori ceduti di optare per la cittadinanza italiana e trasferirsi in Italia.

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26. Il memorandum di Londra

Dopo alcuni anni di incertezza, Stati Uniti, Gran Bretagna, Italia e Jugoslavia – che nel frattempo, a partire dal 1948, ha rotto i suoi rapporti con l’Unione Sovietica – si rendono conto dell’impossibilità di costituire il TLT. Dopo laboriosissimi negoziati il 5 ottobre 1954 viene siglato a Londra un “memorandum d’intesa” italo-jugoslavo: la zona A

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27. Trieste va in Australia

Per far fronte all’enorme problema dei rifugiati, all’indomani della seconda guerra mondiale sorge un’agenzia specializzata delle Nazioni Unite (IRO), che favorisce l’apertura dell’Oceania agli immigrati provenienti dall’Europa e dalla regione Giulia. Trentasei navi mercantili e militari vengono noleggiate e convertite in navi per il trasporto dei profughi, che al loro arrivo oltreoceano, dopo un mese

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29. Le minoranze oggi

La snazionalizzazione fascista da una parte e l'esodo degli italiani dall'altra, hanno fatto sì che nei territori alto-adriatici appartenenti alle repubbliche di Italia, Slovenia e Croazia rimanessero solo piccole minoranze linguistiche. Attualmente in Istria la comunità italiana conta poco più di 20 mila persone, mentre più difficile è stabilire il numero degli sloveni in Italia,

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30. L’associazionismo dell’esodo

Dispersi nella diaspora, gli esuli istriani, fiumani e dalmati si ritrovano tra conterranei e compaesani, specie in occasione delle feste dei santi patroni delle cittadine dalle quali provengono. Ben presto i ritrovi spontanei si organizzano in associazioni che dapprima si affiancano, poi si sostituiscono al CLN con lo scopo di assistere e tutelare gli interessi

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31. Il giorno del Ricordo

Nella primavera del 2004 con voto quasi unanime il Parlamento ha istituito il «Giorno del ricordo» in memoria delle vittime delle foibe, dell’esodo giuliano-dalmata e delle vicende del confine orientale. In questo modo lo Stato italiano ha inteso tributare un doveroso, anche se tardivo, riconoscimento al dramma patito dai giuliano-dalmati. A seguito dell’istituzione del Giorno

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32. Percorsi di riconciliazione

Quella della frontiera adriatica è stata nel corso del ‘900 una storia gravemente divisiva fra italiani, sloveni e croati. Con il nuovo secolo si è avviato invece un forte impegno di riconciliazione. Le tappe principali sono state l’incontro fra i presidenti delle repubbliche di Italia, Slovenia e Croazia a Trieste nel 2010, fra quelli di

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