3-004 G. Mazzoni, Dalmazia, cartolina illustrata
G. Mazzoni, Dalmazia, cartolina illustrata

3. I timori degli italiani

Fino agli anni ’60 dell’800 gli italiani detengono il monopolio del potere a Trieste, in Istria e in Dalmazia, ma negli ultimi decenni della dominazione asburgica la situazione cambia. Le élites slovene e croate danno vita ad un imponente tessuto organizzativo di massa, si battono per la parità dei diritti ed elaborano il concetto di “territorio etnico”: con ciò intendono il territorio popolato da un’etnia rurale a prescindere dal fatto che al suo interno esistano “isole” urbane di nazionalità diversa. Il “territorio etnico” sloveno vien fatto perciò arrivare fino all’Isonzo, quello croato fino alla Dragogna. Tutti i nazionalismi – italiano, sloveno e croato – concordano però su un punto: la terra può “appartenere” esclusivamente ad una sola nazione e i membri delle altre sono estranei che devono prima o poi scomparire. L’allargamento del suffragio porta al voto le masse slovene e croate. In Dalmazia ciò conduce alla vittoria il partito croato contro gli autonomisti, in Istria l’egemonia italiana scricchiola, a Trieste si teme la crescita degli slavi, sempre più appoggiati dalle autorità asburgiche, che dopo tre guerre di indipendenza si fidano più di sloveni e croati che non degli italiani.

Testo d’approfondimento

Fino agli anni Sessanta dell’Ottocento gli italiani detengono il monopolio del potere a Trieste, in Istria e in Dalmazia, ma negli ultimi decenni della dominazione asburgica la situazione cambia. Negli anni in cui si compie l’unificazione italiana come pure sotto il suo influsso, anche fra gli sloveni e croati si diffondono idee che puntano a una riorganizzazione del territorio su base nazionale, sempre ancora nella cornice asburgica. Gli sloveni elaborano il programma della “Slovenia unita”; i croati si richiamano all’eredità storica del regno di Croazia.
Sullo sfondo permane l’idea della collaborazione fra gli slavi meridionali, che troverà espressione nella formula “trialista” (sloveni, croati, serbi): vale a dire a la trasformazione della monarchia da Austria-Ungheria ad Austria-Ungheria-stato slavo meridionale (Jugoslavia). Le élites slovene e croate danno vita ad un imponente tessuto organizzativo di massa, si battono per la parità dei diritti ed elaborano il concetto di «territorio etnico». Con tale formula, sconosciuta alla cultura politica italiana, gli intellettuali sloveni e croati intendono il territorio popolato da un’etnia rurale – quali sono appunto, prevalentemente quelle slovena e croata – a prescindere dal fatto che al suo interno esistano «isole» urbane di nazionalità diversa. Il “territorio etnico” sloveno vien fatto perciò arrivare fino all’Isonzo, quello croato alla Dragogna.
Tutti i nazionalismi – italiano, sloveno e croato – concordano però su un punto: la terra può «appartenere» esclusivamente ad una sola nazione e i membri delle altre sono estranei che devono prima o poi scomparire.

Si amplia anche il diritto di voto e l’allargamento del suffragio porta alle urne le masse slovene e croate. In Dalmazia ciò conduce alla vittoria il partito nazionale croato contro gli autonomisti, che riescono a mantenere il controllo soltanto del comune di Zara. Anche in Istria l’egemonia italiana scricchiola, e pure a Trieste si teme la crescita degli sloveni, nonostante il partito liberal-nazionale conservi la guida del comune, strumento di governo potentissimo, perché cumula anche le competenze della dieta provinciale. Gli slavi però vengono sempre più percepiti come appoggiati dalle autorità asburgiche, che dopo tre guerre di indipendenza si fidano più di sloveni e croati che non degli italiani. Inoltre, lo sviluppo stesso della città vi fa affluire dal circondario sloveno masse di lavoratori che non si assimilano più all’identità linguistica e culturale italiana. Infine, in città prende forma anche una borghesia nazionale slovena, desiderosa di contestare, in prospettiva, l’egemonia di quella italiana. Da parte sua, la stampa slovena critica aspramente le autorità perché non trovano realizzazione molte delle rivendicazioni slovene, comprese le più basilari, come l’apertura di scuole pubbliche in lingua slovena nel centro cittadino.

RegioneStoriaFVG

Gorizia nell’Ottocento

Documenti

  • Estratto dal verbale del Consiglio dei Ministri del 12 novembre 1866, tenutosi sotto la Presidenza dell’Imperatore Francesco Giuseppe
  • Riepilogo del censimento linguistico del 1910
  • Il pericolo slavo da la “Giovine Fiume”
  • L’italianità giuliana (di Luigi Barzini)
  • La snazionalizzazione degli italiani (di Ruggero Timeus)

Lezioni

La nazionalizzazione del Litorale (Raoul Pupo)

La nazionalizzazione del Litorale (Raoul Pupo)

L’ebraismo nell’800 a Trieste (Tullia Catalan) 

Gli italiani di Dalmazia (Federico Imperato) 

Gli italiani di Dalmazia (Federico Imperato) 

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