Immagini
Testo d’approfondimento
Con l’approvazione quasi unanime in sede parlamentare della legge 30 marzo 2004 n. 92 che prevede l’istituzione di un «Giorno del ricordo» in memoria delle vittime delle foibe, dell’esodo giuliano-dalmata e delle vicende del confine orientale, lo Stato italiano ha inteso tributare un doveroso, anche se tardivo, riconoscimento al dramma patito dai giuliano-dalmati. Vienne così per quanto possibile suturata una ferita dello spirito rimasta per decenni dolente e si può considerare oramai salvata quella memoria degli italiani dell’Istria, di Fiume e di Zara che verso la fine del XX secolo sembrava a rischio di scomparire.
A seguito dell’istituzione del Giorno del Ricordo le ricerche sulla storia della frontiera adriatica hanno conosciuto un nuovo sviluppo e, soprattutto, si sono anno dopo anno moltiplicate cerimonie di rimembranza ed iniziative didattiche nelle scuole di ogni ordine e grado. Tutto ciò ha contribuito a reintegrare la storia delle genti adriatiche all’interno di quella del popolo e dello Stato italiano. Un’ombra sulla ricorrenza viene gettata per un verso dai tentativi di colonizzazione politica in senso nazionalista, per l’altro da permanenti sacche di negazionismo. Dal 2004 in poi momenti di elevata importanza istituzionale (si veda il pannello sui percorsi di riconciliazione), come il “Concerto dei tre Presidenti” del 2010 e la visita congiunta dei presidenti di Italia e Slovenia Mattarella e Pahor alle due Basovizze, ovvero al monumento ai quattro fucilati dai fascisti nel 1930 e al monumento alla Foiba, si alternano a momenti di polemica, spesso politica, che provocano nuovi inasprimenti sia a livello locale, in un territorio in cui le diverse memorie del passato continuano a esser ben presenti, sia a livello internazionale nei rapporti con Slovenia e Croazia.