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Testo d’approfondimento
Dopo l’armistizio dell’8 settembre, le istituzioni delle Stato italiano crollano. Le località di maggior interesse strategico dell’area giuliana – come Trieste, Gorizia, Pola e Fiume – vengono immediatamente occupate dai tedeschi, mentre le rimanenti aree della regione vengono occupate dai partigiani jugoslavi che, sulle ceneri del potere italiano, sono in grado di instaurare un vero contropotere, che gode di larghissimo consenso presso la componente slovena e croata della popolazione. I «poteri popolari» proclamano l’annessione del Litorale Sloveno (con Trieste e Gorizia) alla Slovenia e dell’Istria alla Croazia. Le loro decisioni verranno ratificate nel mese di novembre dall’AVNOJ, il «parlamento partigiano» riunito a Jajce.
Da quel momento il movimento di liberazione jugoslavo, che poi si trasformerà nel nuovo Stato jugoslavo, riterrà la Venezia Giulia, Fiume e Zara come già annesse alla Jugoslavia.
Contemporaneamente le autorità popolari avviano l’epurazione dei «nemici del popolo». Vengono colpiti prevalentemente gerarchi fascisti e loro familiari, rappresentanti dello Stato a tutti i livelli (podestà, segretari comunali, maestri, bidelli, postini), possidenti terrieri e dirigenti industriali, appartenenti alle forze dell’ordine e, più in generale, le figure più rappresentative delle comunità italiane. In un clima di rivolta contadina in cui si mescolano rancori nazionali, sociali e personali, si sviluppa una repressione organizzata che vuole distruggere ogni traccia del potere italiano e diffondere il terrore nella comunità intera. Nella sola provincia di Pola scompaiono più di 500 persone. Concentrate per la maggior parte a Pisino, sottoposte in genere a giudizi sommari, vengono fucilate e i loro corpi gettati in cavità minerarie o naturali (foibe), o dispersi in mare. Tristemente celebri divengono le foibe di Vines, nei pressi di Albona, e di Villa Surani, vicino Antignana.
Le medesime violenze si ripeteranno a Zara nell’autunno del 1944, quando la città verrà occupata dalle truppe jugoslave.
Nel mese di ottobre un’offensiva tedesca disperde le autorità partigiane e provoca migliaia di morti fra la popolazione, ma ciò nonostante viene accolta favorevolmente da molti italiani in preda al terrore. Subito dopo l’occupazione germanica ha inizio una campagna di riesumazione dei corpi, che si svolge in un crescendo di orrore fra gli italiani. Le stragi verranno ricordate come le «foibe istriane» e conserveranno nel tempo un ruolo centrale nella memoria dolente degli italiani di frontiera. Particolare raccapriccio suscita la vicenda di Norma Cossetto, studentessa universitaria di Visinada, a lungo seviziata prima di venir infoibata.