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Testo d’approfondimento
Per circa 40 giorni la Venezia Giulia è sottoposta ad un’amministrazione jugoslava. I «poteri popolari» tentano di mobilitare la popolazione in favore dell’annessione alla Jugoslavia. Possono contare sul sostegno della componente slovena e croata ed anche della classe operaia di lingua italiana, particolarmente attiva a Trieste, Monfalcone, Fiume e Pola. Il potere viene rapidamente trasferito dall’amministrazione militare ad una civile, viene eletta (con modalità «rivoluzionarie») una Consulta della città di Trieste, vengono bloccati i depositi bancari e l’ora viene spostata per farla coincidere con quella della Jugoslavia.
Quotidiane sono le manifestazioni di piazza, tutte pro-Jugoslavia, che vedono per protagonisti soprattutto operai e abitanti dei dintorni. Le manifestazioni pro-Italia invece vengono proibite perché considerate nazionaliste, dopo che la prima di esse, il 5 maggio, è stata dispersa nel sangue.
Contemporaneamente, parte l’epurazione dei «nemici del popolo». Fra Trieste e Gorizia vengono arrestate più di 10.000 persone. Sono principalmente rappresentanti dello Stato, «pesci piccoli» del fascismo, membri delle forze dell’ordine, collaborazionisti dei tedeschi, aderenti ad associazioni patriottiche italiane, persone per i più diversi motivi invise al movimento di liberazione jugoslavo, esponenti del CLN – come i goriziani Olivi e Sverzutti, che non torneranno – combattenti di formazioni partigiane italiane non comuniste. Protagonista dell’operazione è l’OZNA, la polizia segreta jugoslava, che ha stilato lunghe liste di proscrizione: vi sono compresi sia coloro che hanno avuto a che fare con il potere italiano durante il fascismo, sia quanti, anche antifascisti, si oppongono all’annessione alla Jugoslavia. In particolare a Fiume le persecuzioni riguardano soprattutto il movimento autonomista: si tratta di un gruppo politico che gode di grande seguito in città e che certo non può essere accusato di filo-fascismo o di nazionalismo, perché nel primo dopoguerra si era opposto a D’Annunzio e si era battuto per lo Stato libero fiumano, fino a quando questo non era stato travolto da un colpo di mano fascista. Vengono così uccisi fra gli altri Mario Blasich, Nevio Skull, Giuseppe Sincich ed Angelo Adam, quest’ultimo già perseguitato dal fascismo e da poco reduce dal campo di concentramento di Dachau.