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Piero Pomiga
Demoghela
Testo d’approfondimento
Allo scoppio del conflitto, italiani, sloveni e croati del Litorale furono assegnati a diversi reggimenti dell’imperial regio esercito, come il 20° e il 97° parecchi triestini di lingua slovena, oltre che nel 97° militarono nel 17° e 27° reggimento oltre che al 5° e al 27° Landwehr. Numerosi furono anche i richiami nell’Imperial regia marina. All’inizio del conflitto i mobilitati di Trieste e del Triestino furono almeno 32.500, mentre 30.000 furono i richiami nel Friuli orientale. I dati di cui siamo in possesso non ci forniscono indicazioni sulla suddivisione per nazionalità di questi uomini, ma si calcola che gli italiani arruolati nel Litorale tra il 1914 e il 1918 siano stati oltre 50.000.
Mentre i soldati del 5° Landwehr affrontarono da subito le operazioni sul fronte serbo, i soldati del 97°, partiti da Trieste furono inoltrati sul fronte galiziano dove vennero coinvolti nel rovescio di Leopoli e in altri scontri sanguinosi, come quello di Rawa Ruska, che meritarono alla Galizia l’epiteto di “cimitero delle nazioni”.
Numerosi soldati del Litorale caddero prigionieri dei russi in queste drammatiche prime fasi del conflitto e furono dispersi tra i numerosi campi dell’Impero degli zar; ad italiani e slavi erano peraltro riservate maggiori simpatie, confidando in un loro affiancamento all’Intesa. Un certo numero di austro-italiani, in seguito ad accordi intercorsi tra i governi italiano e russo, furono selezionati e in buona misura raccolti nel campo di Kirsanov in quanto disponibili all’arruolamento nelle file dell’esercito italiano: dei rientrati in Italia nel 1916 tuttavia, ben pochi tornarono al fronte con l’uniforme italiana. Un altro contingente, dopo lunghi percorsi di trasferimento ad est, finì per essere arruolato nel Corpo di spedizione italiano in estremo oriente e quindi utilizzato in operazioni di secondaria importanza al fianco delle forze controrivoluzionarie.
Altri, infine, affrontarono un’autentica odissea prima di rivedere le loro case, anche se spesso al rientro dovettero affrontare la diffidenza delle autorità militari italiane.