Testo d’approfondimento
Il 29 luglio 1530 Ferdinando I d’Asburgo sancisce con una lettera patente sovrana gli Statuti di Fiume, un documento a cui i Fiumani si richiameranno successivamente come al fondamento dell’autonomia della città.
In realtà l’autonomia di Fiume si afferma progressivamente nel tempo contro diversi avversari.
Così nel 1603 il Consiglio municipale si oppone alle pretese del Ducato di Carniola, sostenendo la tesi che la città non dipende dalla provincia della Carniola ossia da Lubiana, bensì direttamente dal Principe, dalla Reggenza aulica di Graz. La tesi dei Fiumani è accolta e infatti fino al 1728 Fiume, analogamente a Trieste, presta separatamente l’omaggio al Sovrano.
La posizione di “città immediata”, ossia non annessa ad alcuna provincia, è documentata anche dal fatto che nei secoli XVI-XVII Fiume ha propri consoli ad Ancona, Barletta, Manfredonia, Civitavecchia e Messina. Nel Seicento il Consiglio respinge diversi tentativi di limitare l’autonomia cittadina e il 6 giugno 1659 l’imperatore Leopoldo I concede a Fiume il diritto a uno stemma e a un vessillo, un importante riconoscimento, per il quale la città esprime la sua gratitudine al Sovrano.
La piena affermazione dell’autonomia di Fiume avviene a conclusione di una acuta controversia nel 1779.
Il 14 febbraio 1776 un rescritto stabilisce che Fiume deve essere amministrata dalla regia Cancelleria aulica ungherese tramite il Consiglio luogotenenziale dalmato-croato-slavone, cosicché la città viene a dipendere dall’Ungheria attraverso la Croazia. I Fiumani si oppongono, sottolineando che Fiume “da secoli non [è] sottoposta o annessa a nessuna provincia (a saeculis nulli provinciae subdita aut adnexa)” e ne chiedono l’annessione diretta all’Ungheria. E il 23 aprile 1779 l’imperatrice Maria Teresa emana un Diploma in cui si stabilisce che “questa città commerciale di Fiume S. Vito col suo distretto si debba anche per il futuro considerare come corpo separato, annesso alla corona del regno d’Ungheria, e così venga trattato in tutto e non confuso per alcun riguardo col distretto di Buccari appartenente fin dai suoi primordi al regno di Croazia” [primo urbs haec commercialis Fluminensis sancti Viti cum districtu suo, tamquam separatum sacrae regni Hungariae coronae adnexum corpus porro quoque consideretur, atque ita in omnibus tractetur, neque cum alio Buccarano, velut ad regnum Croatiae ab incunabulis ipsis pertinente districtu ulla ratione commisceatur].