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Marcia di Radetzky
Inno di Garibaldi
Adrijansko morje
Buči, buči, morje adrijansko!
Nekdaj bilo si slovansko,
morje adrijansko!
Ko po tebi hrastov brod
vozil je slovanski rod,
ko ob tebi mesta bela
naših dedov so cvetela,
ko so jadra njih vojske,
še nosila njih ime!
Tiho, tiho, morje, kam si djalo?
Al brodove pokopalo?
Morje ni jih pokopalo,
ob peči jih ni razdjalo,
da jih videti ni več,
tega kriv je tuji meč!
Mare Adriatico
Rumoreggia, rumoreggia, mare Adriatico!
Un tempo fosti slavo,
Mare Adriatico!
Quando con l’imbarcazione di quercia
su di te viaggiava la stirpe slava,
quando sulle tue sponde le bianche città
dei nostri nonni fiorivano,
quando le vele dei loro eserciti,
ancora portavano i loro nomi!
Mare silenzioso, dove le hai messe (le vele)?
Hai sommerso le navi?
Il mare non le ha sommerse,
non le ha fatte schiantare a riva,
esse non sono più visibili
a causa della spada straniera!
La traduzione italiana è da intendersi come strumento per consentire a un lettore italiano di comprendere il senso dell’originale.
Testo d’approfondimento
Nel corso dell’Ottocento i gruppi linguistici si trasformano in nazioni. Tale processo avviene però in maniera e con ritmi diversi nelle varie parti dei territori orientali adriatici. In Istria è ancora forte il ricordo di Venezia, e le élites di lingua italiane accolgono rapidamente e favorevolmente gli ideali del Risorgimento.
In Dalmazia invece le élites urbane, di origine composita ma di lingua e cultura italiane – è emblematico il caso di Niccolò Tommaseo – comprendono subito che il moto di unificazione nazionale italiano non potrà estendersi alla sponda orientale dell’Adriatico. Esse perciò si pongono come traguardo l’autonomia nell’ambito dell’Impero asburgico, considerandola baluardo sufficiente per la loro identità.
A Trieste infine la classe dirigente cosmopolita rimane fedele all’Austria durante le crisi del 1848-49 e 1859-60, elabora alcuni grandi progetti di ristrutturazione dello spazio mitteleuropeo dal Mare del Nord al Mediterraneo ed ottiene in cambio dal governo asburgico lo status di «città immediata», vale a dire non soggetta ad alcun altro potere territoriale. Si tratta di una forma larghissima di autonomia, che rafforza il carattere italiano della città.
Frattanto, gli intellettuali italiani, sloveni e croati adottano diverse idee di nazione. Gli italiani preferiscono una concezione volontarista, che privilegia la scelta personale e premia le comunità più sviluppate. Sloveni e croati si rivolgono invece alla concezione etnicista («sangue e terra», secondo il modello tedesco), che difende meglio dall’assimilazione comunità socialmente e culturalmente meno articolate.
Negli ultimi decenni del secolo, in tutta Europa gli Stati cercano di guidare i processi di nazionalizzazione delle masse attraverso strumenti quali l’esercito, la scuola e la creazione di un complesso sistema di miti e riti collettivi. Lo Stato asburgico invece, per sua natura prenazionale, non può svolgere tale compito e per resistere alle spinte disgregatrici può contare sulla fedeltà dinastica, il collante costituito dalla burocrazia, il consenso della Chiesa e l’adesione al quadro imperiale anche del movimento socialista. Il processo di nazionalizzazione delle masse tuttavia si innesca lo stesso, ma viene guidato dalle diverse élites nazionali, in accesa competizione fra loro. Anche nelle terre adriatiche la società comincia a dividersi in gruppi nazionali antagonisti.
Documenti
- Zdravljica – Brindisi (di France Prešeren)
- Estratto dal programma per una Slovenia unita
- Rijeci – A Fiume (di Ivan Dežman)
- Le Venezie (di Graziadio Isaia D’Ascoli)
- In morte di Giuseppe Verdi (articolo de “L’Indipendente”)
- Mare nostrum (di Tommaso Sillani)
- Ricordi d’Irredentismo (di Leone Veronese)
- Concezione etnicistica della nazionalità (di Giovanni Stelli)